Sento di volerti raccontare quella prima storia di mare, accaduta lì, al largo, su quella barca, uscita per andare a pescare.
Non lo racconto a tutti quelli che incontro ma ho deciso di dirlo a te. Forse perché i tuoi occhi mi ricordano il mare, forse perché la nostra prima passeggiata fu sul mare.
Dunque la barca arrivó, era l’alba, ero una bambina, indossavo il velo bianco: era la consuetudine per chi veniva iniziato al mare. Anche i miei fratelli e le mie sorelle lo avevano fatto. Erano tutti lì quando toccó a me.
Il mare già rumoreggiava e io salí sulla barca a piedi scalzi, con l’abito di lino della domenica e quel velo bianco in testa.
Silenzio. Solo io sulla barca. Nessun’altro. Si mosse da sola sul mare.
Per portarmi dove mi chiedi? Non potevo saperlo, forse in nessun luogo, forse dappertutto.
Le onde s’infrangevano, non solo sulla barca, le sentivo anche addosso eppure ero completamente asciutta.
Non capivo.
La costa si allontanava, lo sentivo ma mi era stato detto di non girarmi mai a guardare indietro. Solo avanti.
A quel punto ero al largo e sentii nitida quella voce profonda ma paterna: “Chi sono io per te?”. Rimasi ammutolita, per un attimo ho creduto di essere pazza.
Ancora: “Chi sono io per te?”.
Il mare attendeva la sua risposta.
Sentii la mia voce dire: “Tu sei tutto per me”.
A quel punto quasi per magia la barca si girò e tornó indietro.
La mia iniziazione era compiuta: ero anche io sposa del mare.