Ciò che si ama si tiene sotto il braccio, vicino al cuore…anche nei momenti in cui l’amore costa fatica.
Foto di Robert Frank – London 1952-53
Ciò che si ama si tiene sotto il braccio, vicino al cuore…anche nei momenti in cui l’amore costa fatica.
Foto di Robert Frank – London 1952-53
Buon mese di Aprile…così…con le parole di Totò!
Comme è ddoce ‘o mese Abbrile,
tutta ll’aria è profumata!
P’ ‘e ciardine quanno è ‘a sera
cu na femmena abbracciata,
musso e musso, core e core…
tutta smania e tutto ammore.
(tratta da “Calannario” poesia di Antonio de Curtis)
“Non abbiate paura anche perché essa, molto spesso, diventa proiettiva, capace di mostrarci ciò che non esiste, nemici che non ci sono, difficoltà inesistenti. È così che fa la paura, prima ti paralizza, quindi blocca il tuo cammino, il tuo percorso di vita e di fede, e poi proietta dei film, raccontandoti per esempio di un padre severo ed esigente che non è il Padre di Gesù; e facendoti sospettare di essere in terra nemica quando invece non esiste l’ombra di un pericolo. La paura è capace di farti vedere ciò che non c’è, ecco perché Gesù ci esorta non temere. La paura spesso ci fa compiere scelte assurde, capaci poi di minacciare le nostre relazioni.”
Alex Zappalà
Domani è San Giuseppe e il mio pensiero va a nonna Nicla che venne a mancare proprio in questa giornata, lasciandoci tanta amarezza perchè se ne andava in un giorno bello, in cui festeggiavamo papà e nonno, e poi anche il compleanno della sua nipote più piccola che porta il suo nome.
Però non è in pensieri tristi che voglio indugiare ma in un ricordo allegro.
San Giuseppe porta con se la tradizione delle zeppole e mamma ne faceva sempre in quantità industriali all’epoca, vassoi su vassoi che venivano distribuiti ai parenti, come era usanza fare all’epoca.
Sulle zeppole ci va l’amarena e noi andavamo a comprarla alla salumeria Veneto in via Re David, luogo di fiducia per l’acquisto dei prodotti alimentari da parte dei miei nonni.
Non esistevano i centri commerciali e tutto era molto più umano!
Era una salumeria vecchiotta, alla cassa c’erano il padrone e la figlia, li ricordo come se fosse ieri.
L’amarena si vendeva sfusa e non era il frutto ma una sorta di marmellata molto molto densa di cui si prendevano pezzettini e si mettevano sulle zeppole.
Questa sorta di marmellata veniva presa da un barattolone, nella porzione richiesta, e messa sulla carta oliata.
Il tutto era poi avvolto in una carta bianca, chiusa con cura, e con il pennarello veniva scritto sopra il prezzo per la cassa.
E’ un ricordo molto vivo nella mia mente…quel cartoccio era un momento di festa!
Buon San Giuseppe a tutti, auguri a tutti i papà e buone zeppole!
Un romanzo breve, quello di Rossella Pompilio, che si fa leggere in un soffio per rimanere a decantare nel cuore.
http://www.italianotizie.it/2017/03/16/la-fatica-di-essere-amata/
“Sul bagnasciuga mi lascio sfiorare dall’acqua, lascio che mi lambisca i piedi, le caviglie, i polpacci in un lento e delicato massaggio. Mi accovaccio per guardare più da vicino il fondale indecifrabile nel buio della notte. Poi definitivamente decido che rimarrò lì, seduta sulle piccole onde scure che ora abbracciano il mio corpo, accarezzandomi i fianchi e la vita. Ho voglia di immergermi completamente in quel liquido tiepido e nero come l’inchiostro e farmi coccolare dalle onde lente sinuose, fino ad addormentarmi dolcemente fra le braccia di Nettuno. Puntini luminosi colpiscono il mio sguardo fino alla linea dell’orizzonte: sono le barche dei pescatori, persi nella loro grande solitudine. Fasciati dal buio e dalle onde, in attesa che le loro fatiche siano compensate all’indomani, quando le luci dell’alba regaleranno loro un lauto bottino che garantisca alle loro famiglie un giorno in più da essere vissuto.”
da “La fatica di essere amata” di Rossella Pompilio.
Ho conosciuto Lindsay Kemp solo di recente e ho avuto, a questo punto devo dirlo, la fortuna sfacciata di vedere dal vivo questo “mostro sacro”, perchè tale viene definito, nel suo Kemp Dances.
Ne sono rimasta molto colpita e innamorata.
Lo spettacolo rientrava nella rassegna di danza ma in realtà era molto ma molto di più.
Oltre la danza, oltre il teatro.
Kemp nasce come mimo e penso che, dopo questa esperienza, adesso vedrò i mimi con occhi diversi perchè non avevo idea di cosa potessero diventare sul palco di un teatro.
Credo di non esagerare nel dire che questo è lo spettacolo più bello che io abbia visto finora.
E’ stato incantevole!
L’emozione non è nella danza o nella musica, l’emozione prende vita dal volto di Kemp, dai movimenti delle sue mani e giunge delicata agli occhi ma ancor di più al cuore dello spettatore che rimane incantato.
Kemp aziona un magico carillon e i suoi gli ruotano intorno sprigionando magia…
Grazie alla vita per questo dono!
Frustrata dalle immagini disegnai parole (Patti Smith)
Dalla pagina FB di Puglia Eccellente (https://www.facebook.com/Puglia-Eccellente)
Non è mia abitudine vivere nel passato ma desidererei tanto tornare all’epoca di questa foto, scattata a casa dei nonni, per poter vivere almeno un giorno della mia bellissima infanzia. Andavo molto spesso a casa dei nonni e altrettanto spesso pranzavo lì, specialmente in concomitanza della nascita di mio fratello.
La mattina io e il nonno andavamo a fare la spesa. Mi sembra ancora di sentire nitidamente la voce della mia adorata nonna che, tra il finto severo e il rassegnato, diceva al nonno:”Non comprarle le patatine!”.
Il nonno però proprio non riusciva a resistere e, dentro il panificio in via Re David, che tutt’oggi esiste ancora, anche se ha cambiato gestione, difronte alla mia richiesta di una busta di patatine, mi accontentava sempre.
Le patatine all’epoca contenevano le sorprese ed era questo che mi attirava tanto di quelle buste colorate, la scoperta del contenuto.
Ricordo ancora una delle sorprese, era un alberello magico con tanto di piccolo vaso. Lo si montava e, a contatto con l’acqua, l’alberello fioriva. Non so per quale marchingegno ma era una sorpresa bellissima vedere vicino a rami questi minuscoli fiorellini sintetici.
Poi insomma arrivava il momento del pranzo e io, nonno e nonna ci si metteva a tavola. Iniziava la gara a chi finiva prima di mangiare tra me e il nonno. Ogni metodo era buono per farmi mangiare tutto! E poi c’era il premio, un dito di vino rosso, mescolato con l’acqua naturalmente. Se oggi adoro il vino rosso lo debbo a mio nonno. Ogni volta che alzo un calice e a lui che mentalmente brindo, alla sua salute eterna lì in cielo.
Il nonno aveva una stanzetta off-limits, dove sentiva le partite. La domenica pomeriggio, dopo il pisolino, si chiudeva lì dentro con la sua schedina del Totocalcio, a volte giocata, altre volte no, accendeva la radiolina e guai a disturbarlo. Vabbè a me era consentito, in silenzio, discretamente, di sbirciare. Era una stanzetta piena di cianfrusaglie con cui il nonno si dilettava perchè, come gli uomini di una volta, aveva le mani d’oro.
In quella stanzetta costruiva anche tante cose per me. Per es. una culletta di legno per la bambola con il carillon, quando si girava la chiave si muoveva come un neonato nella sua tutina rosa, era bellissima, la ebbi in dono durante il mio ricovero in ospedale, e il nonno le fece un lettino che io poi decorai con fiorellini e farfalline. Tra le tante cianfrusaglie in quella stanzetta c’era una mia foto in bianco e nero, col culetto da fuori, dopo il bagnetto, tutta gongolante e sorridente. Era lì tra le sue cose, sempre innanzi agli occhi. Oggi è nelle mie mani, logora, strappata ma la conservo come fosse un tesoro.
Non mi è stato fatto dono di un figlio e non so se succederà mai ma farei di tutto, proprio di tutto, per dargli l’infanzia felice che ho avuto io. Circondata di amore e premure ma mai viziata, nulla era dovuto, tutto guadagnato con tanto divertimento!