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Quale potere?

E mentre Leila correva con la musica nelle orecchie, lungo la strada che la riportava a casa, una coppia di giovani fidanzati, mano nella mano, passeggiava innanzi a lei.

Lei correva e non voleva ostacoli sul suo cammino, così li superò mentre lei attirava lui verso di se, perdendosi nel suo abbraccio.

Così Leila tornò sulla spiaggia, a quel fuoco, a quel picchiettare sulla spalla con cui Paul aveva sciolto ogni sua difesa. Tornò al mare, a quell’offesa.

Non fu però la dolcezza ad attraversarla ma la rabbia.

“Mi sento un sacco pieno di rabbia”. Questo Leila disse allo psicologo e furono lacrime, quelle in cui ogni parola non detta affogò urlante.

La musica continuava a scorrere, Patti Smith cantava “The people have a power”, le persone hanno il potere. Il potere di fare cosa? Leila si sentiva in trappola.

Ancora una volta camminava come una funambola incerta su un fiume di parole.

Se avessimo continuato a dircele tutte quelle parole adesso non ci sarebbero ferite profonde da curare.

Arrivata a casa, Leila lanciò il telefono con l’auricolare sul divano.

Era ancora acceso, Patti continuava a cantare chissà cosa e la notte prese le sembianze del lupo nero e si accoccolò ai piedi di quella donna così forte che ora sembrava così persa, seduta a terra con il viso tra le mani.

 

 

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