Surrealismi poetici che mi piacerebbe saper disegnare e che non riesco a non amare…Dalì e Magritte avrebbero intriso i loro pennelli in queste parole e io riesco anche a immaginare il dipinto che avrebbero realizzato. La poesia talvolta è così un surrealismo di parole. Grazie per questo dono.
Tromba e violino
si misero d’accordo e
di notte attraversarono
la strada sulle strisce pedonali.
E tutti i clochard si svegliarono per vedere la scena.
L’aquila si alzò con il solito mal di testa
ancora uova da sbattere e nessun uovo sodo
da preparare.
E tutti gli uccelli smisero di volare per vedere la scena.
L’albero si staccò dal vaso e invitò
l’ultima foglia a ballare un valzer
entrambi nudi.
E tutte le piante rosicarono per vedere la scena.
Il frigo staccò la spina e declamò a gran voce
che ama le isole tropicali; prese la borsa frigo
e scappò dalla cella frigorifera.
E tutti i cubetti di ghiaccio si sciolsero per vedere la scena.
Io mi alzo la mattina,
lavo i denti alle sillabe, faccio la doccia alle parole
profumo le consonanti e vesto i pensieri da Zara.
Son fatti così i miei coinquilini;
li amo con i loro tic e sorrido
quando sistemano il letto.
Quando racconto di me
sbadigliano e poi si girano
a guardare fuori dalla finestra.
Per fortuna
ci siete voi che mi amate
e sbadigliate senza farvi vedere.
Paolo Cilfone