La domenica sera era, come sempre, dedicata al teatro. Io e la nonna ci facevano belle e, a braccetto, ci dirigevamo contente e gongolanti verso il nostro meraviglioso teatro cittadino, il Petruzzelli.
Era sempre una grande emozione entrarci: esser avvolti da quell’abbraccio lucente colmava ogni vuoto del cuore.
Questa volta però, al nostro arrivo, il teatro era stranamente ancora chiuso al pubblico.
Ci dissero che c’erano delle prove importanti in corso e che la messa in scena, prevista per quella sera, sarebbe stata ritardata.
Spinta da curiosità chiesi di poter entrare con la nonna per assistere a queste prove.
Mi dissero che il regista era molto severo su questo aspetto e che non si poteva. La mia adorata nonna sfoderò tutta la sua eleganza e, ai nostri irresistibili occhi dolci, l’addetto all’ordine non potè resistere.
Dunque entrammo e ci fecero addirittura accomodare in platea, con la promessa che saremmo state invisibili.
Timorose ed eccitate per quel fuori programma ci ponemmo in religioso ascolto di ciò che accadeva innanzi a noi.
Sul palco c’erano diversi attori e attrici, sembravano tutti bravi ed entusiasti.
Il regista sedeva in disparte, per terra, con le braccia avvolgeva le sue lunghe gambe, in una posizione quasi fetale.
Aveva occhi azzurri penetranti, trasmetteva fierezza, orgoglio per il suo spettacolo.
La trama non era ben chiara ma la passione che avvolgeva il palco e gli attori distolse la mia mente dal voler ricercare una storia. Mi feci cullare dalle parole.
Ero talmente incantata che ad un certo punto istintivamente…applaudo!
La nonna accanto a me trasale spaventata e mi blocca le mani.
“Non si era detto di essere invisibili?”, diceva il suo sguardo di rimprovero.
Troppo tardi, il regista si accorge di noi!
Alziamo le mani in un gesto di scuse e facciamo per alzarci e andar via ma lui ci invita a rimanere e ci fa sedere in prima fila.
Felice e sorpresa, guardo la nonna. Lei mi conosce benissimo e capisce che stavo vivendo un momento unico ed irripetibile ed ero felice che ci fosse lei accanto a me.
Quei momenti a teatro erano i nostri momenti, il nostro micro mondo in cui nessuno poteva entrare e che nessuno poteva capire.
Io e lei, un teatro, gli attori, le luci, le musiche, il sipario…che magia!
Le prove continuano.
Per fortuna gli attori non si sono accorti del mio rumoroso entusiasmo e hanno continuato la loro recita.
Io non riesco a staccare gli occhi dal regista e le orecchie dagli attori.
Cercavo di carpire segni di approvazione o disapprovazione.
La nonna si accorse del mio sguardo insistente e mi riprese: “Non sta bene!”, disse. Però sotto sotto anche lei era incantata da quegli occhi azzurri, dai gesti delle sue lunghe mani, dalle indicazioni con cui istruiva ed esortava gli attori e le attrici.
Sul palco c’erano più donne, che uomini, e sembravano quasi gareggiare nel recitare l’una meglio dell’altra la propria parte.
Prime donne, pensai.
Gli uomini erano più spigliati, completamente a loro agio su quel grande palco, sembravano davvero calati nella parte.
Ad un certo punto successe una cosa davvero inaspettata che suggellò quella serata e la mia vita per sempre.
Il regista mi guardò.
Lo vedo avvicinarsi e porgermi la mano invitandomi a salire sul palco.
Io lo guardo terrorizzata e gli dico di no, assolutamente no, e guardo la nonna in cerca di aiuto.
Lei però mi guarda e sorride: ”Nipote mia, ogni lasciata è persa”.
I proverbi della nonna, ti lasciava sempre senza parole, non potevi mai replicare.
E vabbene…Con la sua benedizione prendo la mano del regista e mi faccio accompagnare sul palco.
Timida e insicura comincio a muovermi e a recitare, lui mi guida dal suo angolo, delicato e sorridente, nessuno si accorge delle sue indicazioni.
Quando sbaglio, mi corregge, talvolta con cipiglio severo, poi il sorriso si riapre sul suo volto.
Lo spettacolo procede, il regista è così entusiasta di me che decide di darmi la parte principale.
Io sono felice e fiera, ogni titubanza via via scompare.
Le scene si susseguono e io continuo a recitare serena.
Ad un certo punto però le altre attrici dello spettacolo cominciano ad agitarsi.
Fermano la scena e interpellano il regista. Non vogliono che io continui con la parte principale. Sono appena arrivata e rubo la scena a tutte.
Prime donne, ripenso.
Dal palco cerco lo sguardo della nonna, ho bisogno di coraggio, è buio, non riesco a vederla…
Non ho chiesto io di salire su quel palco e non volevo nemmeno prendere parte allo spettacolo, il mio posto è la platea.
Vedo il regista in difficoltà, si altera, non riesce più a guidarmi.
Abbiamo gli occhi di tutti addosso e la scena fatica a decollare.
Faccio per scendere dal palco e abbandonare tutto. Giungo le mani in segno di preghiera e guardo quegli occhi azzurri, ora diventati tristi. Senza proferire parola cerco di dir loro: ”Non importa, è giusto così!”
Lui mi fa cenno di stare tranquilla e di rimanere sul palco. Si arrende, non rinuncia a me, assegnandomi però una parte secondaria.
Le acque si calmano ma non troppo…sul palco rimangono ancora troppe prime donne…ripenso ancora; litigano fra loro e mortificano il palco sul quale poggiano i loro piedi indegni.
Continuo a cercare gli occhi della nonna, “ma dove è finita? Perché non riesco a vederla? Perché non si sporge un po’ dalla platea, ho bisogno di lei!”
Il regista è stanco. Vedo il suo viso allungarsi, la luce nei suoi occhi affievolirsi.
Il suo spettacolo perde mordente.
La sua vita sembra quasi perdere di significato.
Dal mio cantuccio sul palco, in attesa della mia unica battuta, continuo a guardarlo, non gli stacco gli occhi di dosso, vorrei aiutarlo, vorrei far tornare a brillare i suoi occhi e il suo lavoro, ma ho solo una battuta….come faccio?
Poi finalmente la vedo, seduta con tutta la sua nobiltà d’animo, fiera nel suo argento. La nonna mi sorride ancora una volta, non c’è bisogno di dire una sola parola.
Amo questo spettacolo.
Il teatro, come la vita, possono talvolta essere improvvisazione.
Ho solo una battuta, e allora?
Sipario!
Dedicato a Nonna Nicla per tutta la bellezza che sento quando la penso.